Datteri!

Recentemente un noto chimico ed un altrettanto seguito biologo hanno sottolineato più volte il fatto che lo zucchero è zucchero e non cambia assolutamente nulla consumarlo tramite un dattero o tramite zucchero di canna.

E’ stato fatto un post apposito per confrontare le calorie e i nutrienti in un dolce con farina raffinata, burro e uova dolcificato con zucchero o con una quantità di datteri tale da arrivare allo stesso livello di zucchero. Ora, mi pare evidente che chi l’ha scritto non ha mai preparato dolci con i datteri. Perchè un dolce del genere semplicemente non starebbe in piedi.

Quando si utilizzano i datteri o altra frutta seccata per togliersi la voglia di dessert, vengono utilizzate ricette del tutto diverse, apposite, molto più semplici, in cui per esempio a una base di datteri frullati grossolanamente si aggiunge burro di arachidi per farne palline o barrette, da ricoprire con cacao amaro o scaglie di cocco.

E il punto è che un dolce del genere può essere buono e appagante al punto di non avere voglia o necessità del dolce “classico”.

Se prendendo il singolo nutriente è indubbio che dal punto di vista chimico sia lo stesso indipendentemente dall’origine, rimane altrettanto vero che l’origine è importante e l’alimento nel suo complesso non ha assolutamente lo stesso effetto sui fattori di rischio.

Ho parlato della differenza tra zuccheri liberi e alimenti dolci nella loro forma integra, nel precente post, qui.

Quando si consuma l’alimento integro, in questo caso, il dattero, non si assume solo lo zucchero, ma anche tutto il pacchetto di nutrienti, dalle vitamine (salvo quelle termolabili in caso di cottura), ai minerali, fitochimici di varia natura e naturalmente le fibre.

I polifenoli per esempio, potrebbero avere un ruolo significativo nel metabolismo dei carboidrati, inibendo alcuni enzimi chiave e favorendo la traslocazione di GLUT4 alla membrana in adipociti e miociti (ovverosia favorendo la capacità di “prendere” lo zucchero in circolo da parte delle cellule muscolari e adipose).

Role of polyphenols in combating Type 2 Diabetes and insulin resistance – PubMed (nih.gov)

Polyphenols and Glycemic Control – PubMed (nih.gov)

Ed i datteri sono ricchi in composti fenolici, come dettagliato per esempio qui Polyphenolic compounds in date fruit seed (Phoenix dactylifera): characterisation and quantification by using UPLC-DAD-ESI-MS – PubMed (nih.gov) e qui Bioactive compounds from date fruit and seed as potential nutraceutical and functional food ingredients – ScienceDirect

Ancora, in vitro, sembrano poter favorire un sano microbioma, con effetti benefici sulla produzione di metaboliti batterici (e possibile effetto protettivo sulla proliferazione delle cellule cancerose) The impact of date palm fruits and their component polyphenols, on gut microbial ecology, bacterial metabolites and colon cancer cell proliferation – PMC (nih.gov) e un effetto benefico sui livelli fecali di ammoniaca e genotossici è stato misurabile anche in questo piccolo studio di intervento, in vivo, Impact of palm date consumption on microbiota growth and large intestinal health: a randomised, controlled, cross-over, human intervention study – PubMed (nih.gov)

I datteri presentano basso indice glicemico (anche se sappiamo bene che un elevato indice glicemico non è di per sé indice di un “cattivo” alimento), come misurato qui su 5 varietà Glycemic indices of five varieties of dates in healthy and diabetic subjects – PubMed (nih.gov)

Il consumo di datteri da parte di soggetti sani, nonostante il suo elevato contenuto in zuccheri, dimostra effetti benefici sui livelli di trigliceridi sierici e stress ossidativo, senza aumentare il glucosio ematico né peggiorare il pattern lipidi/lipoproteine e pertanto può essere considerato alimento che non favorisce l’aterogenesi: Effects of date ( Phoenix dactylifera L., Medjool or Hallawi Variety) consumption by healthy subjects on serum glucose and lipid levels and on serum oxidative status: a pilot study – PubMed (nih.gov)

Nel complesso, i datteri presentano proprietà antiinfiammatorie, antiossidanti e antitumorali, cosa che certamente non si può scrivere per lo zucchero da tavola. E sono ricchi di fibre e nutrienti.

Therapeutic effects of date fruits (Phoenix dactylifera) in the prevention of diseases via modulation of anti-inflammatory, anti-oxidant and anti-tumour activity – PubMed (nih.gov)

The fruit of the date palm: its possible use as the best food for the future? – PubMed (nih.gov)

A titolo di curiosità, un consumo regolare di datteri a fine gravidanza sembra favorire il travaglio, riducendo la necessità di somministrare ossitocina durante lo stesso.

Date fruit consumption at term: Effect on length of gestation, labour and delivery – PubMed (nih.gov)

Però, ovviamente, le calorie ci sono!

Ma cosa succede quando si aggiunge uno snack a base di frutta seccata e secca alla propria dieta?

Probabilmente nulla, poiché il buon potere saziante e la ricchezza in nutrienti consentono forse una inconscia regolazione dell’appetito.

The effect of the addition of daily fruit and nut bars to diet on weight, and cardiac risk profile, in overweight adults – PubMed (nih.gov)

Questo non significa che si possa abusare di datteri (cosa comunque più difficile rispetto ai prodotti confezionati e processati), né che si possa mangiare un alimento processato che contiene zucchero estratto da datteri come se si trattasse di datteri interi o frullati.

Ritorno all’inizio del post: una torta “normale, con farina bianca, uova e datteri al posto dello zucchero, non esiste.

Non funziona, non viene.

Ma se si riuscisse ovviamente nel complesso della preparazione i pochi datteri non fanno una differenza abissale rispetto allo zucchero.

Quello che di solito le persone cercano però, è un dolce diverso, che possa risultare appagante, pur avendo una maggiore densità nutrizionale e potere saziante. Ecco quindi che entrano in gioco i datteri o altra frutta e preparazioni alternative, abituando il palato a sapori meno dolci e con consistenza e potere saziante ben diversi.

E voi? Cosa ne pensate? Preparate snack o dolci a base di frutta seccata?

Crescere veg

Questo blog è nato 16 anni fa, quando Nicolò era piccolo piccolo, stavo affrontando il suo svezzamento vegetale, in un mondo in cui parlare di bimbi vegan sembrava impossibile o quasi. E’ stato una sorta di diario dei miei tentativi di vita a base vegetale in famiglia.

C’erano i forum. Poco dopo è arrivato facebook ed i gruppi a tema hanno preso piede, con il gruppo Genitori Veg (esiste ancora, anche se ormai poco attivo) che mi ha permesso un confronto con tantissimi altri genitori e soprattutto di conoscere e imparare con le oramai famose medica specialista in Nutrizione Silvia Goggi e la pediatra Carla Tomasini, ma anche le biologhe nutrizioniste Denise Filippin e Maria Alessandra Tosatti, e le inesauribili e competenti Anna Sarni, che studia e approfondisce ogni argomento con incredibile passione e Annalisa Malerba, con la sua esperienza di agricoltura e raccolta di spontanee (tra l’altro, con un bellissimo progetto di ospitalità in un luogo magico in Appeninno), senza ordine di gratitudine.

Sono stata fortunatissima perchè ognuna di loro ha messo a disposizione di tutto il gruppo le proprie conoscenze; e la partecipazione attiva delle madri e dei padri, con tutte le domande ed i dubbi, le difficoltà e le gioie, credo ci abbia fatto crescere tutte. Io sono cresciuta assieme a Nicolò e Zoe ed alla rete di sostegno e informazione che ho avuto la fortuna di incontrare. Ogni persona è stata speciale.

Ora Nico è in seconda liceo e Zoe in prima media. Com’è andata fin’ora? Per lo più la loro alimentazione è sempre stata a base vegetale, con mensa vegetariana alle elementari per i pasti a scuola e occasionali pasti fuori casa. Io, per scelta del tutto personale, ho deciso di non imporre mai alcuna restrizione.

Il rapporto con la mensa scolastica è stato idilliaco finchè la nostra mensa è stata quella interna, con cucina fresca, delle elementari. Nessun problema da parte del cuoco nell’adattare i pasti e non c’è mai stata a scuola alcuna discriminazione o difficoltà. Avendo i miei figli scelto liberamente, erano anche in grado di spiegarsi e condividere le loro motivazioni, non ne hanno mai sofferto, anzi. Adesso alle medie, la mensa è gestita da un fornitore esterno, il menù tipo prevede pasta in bianco e bastoncini di pesce, che talvolta per Zoe diventa pasta in bianco e patate in bianco (dietista dell’ASL, dove sei?), ma fortunatamente si tratta solo di 2 pasti a settimana e per così poco non ho voglia di discutere, si compensa ampiamente la sera a casa.

Nicolò adesso esce da solo a mangiare con gli amici ed io non ho mai dato alcuna indicazione o istruzione, ma i discorsi sul cibo, a casa, ci sono sempre stati. Senza imporre nulla, hanno assimilato discorsi su qualità ed etica e posso orgogliosamente dire che nemmeno l’adolescente ancora ha mai messo piede nella famosa catena di fast food e cerca le alternative vegetali sempre in prima battuta. Così come, in vacanza, autonomamente, cerca locali vegan da provare (cellulari e internet li conosce meglio di me, non servono istruzioni), anche per togliersi sfizi e curiosità che dove abitiamo, paesino di montagna nella provincia, è difficile soddisfare.

Entrambi si divertono con lo sport e continuano ad amare stare all’aperto, pur avendo il cellulare che chiama.

Le carenze? Ahh quelle non ci sono, c’è solo la fame da lupo con la crescita forsennata che arriva in adolescenza. La b12 è l’unico appuntamento fisso settimanale, ma in inverno prendiamo anche la vitamina D e inserisco sempre semi di lino e noci. Yogurt e bevande vegetali sono scelte tra quelle addizionate in calcio. E per qualunque dubbio sempre valido il libro di Silvia Goggi “La mia famiglia mangia green“.

Inutile sottolineare che le professioniste che ho linkato all’inizio sono tutte super e attive nel divulgare e seguire chi decide di mangiare vegetale, così come posso farlo io adesso! Quindi seguitele, piacciatele e rivolgetevi alla loro competenza per qualunque dubbio! Perchè crescere figli e figlie senza mangiare violenza, si può.

Zuccheri liberi e zuccheri in gabbia

Negli ultimi anni si è assistito a due fenomeni che paiono diametralmente opposti e che considero entrambi dannosi, non per mera opinione personale, ma sulla base di quanto l’evidenza scientifica ad oggi ci suggerisce e viene infatti riportato nella varie linee guida, da quelle per una sana alimentazione in Italia del crea, a quelle internazionali per la prevenzione dei tumori del WCRF.

Da un lato una preoccupante carbofobia nell’ambiente sportivo e non solo, con il dilagare di diete low carb ed il terrore immotivato degli zuccheri (e purtroppo anche degli amidi).

Dall’altra alcuni professionisti che, cercando di non demonizzare nessun alimento, finiscono però per mettere esattamente sullo stesso piano un alimento raffinato e confezionato con uno integrale e fatto in casa, arrivando a scrivere che non cambia assolutamente nulla se non la velocità di assimilazione.

Cosa dicono dunque esattamente le linee guida crea? Più frutta e verdura. Sì, anche frutta. Testualmente dalle indicazioni “Scegli la frutta e verdura anche come spuntino…. Usa frutta e verdura come ingredienti di piatti elaborati, saranno più sazianti e salutari e aumenterai le occasioni di consumo“.

Il consumo di frutta infatti è un fattore di protezione nei confronti di sovrappeso, malattie cronico-degenerative, malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e tumori. Viene testualmente scritto che ” qualsiasi trasformazione che comporti un aumento di frequenza e quantità di consumo di frutta e verdura è benvenuta“. Pertanto un dolce fatto in casa, in cui, senza aggiungere zucchero da tavola, sfrutto il sapore delle mele a pezzetti con uvetta o ancora con frutta frullata nella sua interezza, è benvenuto. Perchè con questo tipo di trasformazione conservo nel prodotto finale anche le fibre, i minerali, parte delle vitamine (chiaramente una cottura prolungata distruggerà quelle termolabili) e molecole bioattive quali caroteni e polifenoli.

Viene scritto nero su bianco che per quanto riguarda frutta e verdura non esiste un limite superiore, più ne mangiamo e meglio è, nel rispetto dell’equilibrio nutrizionale della dieta (ovverosia, non devono mancare altri alimenti importanti). E si sottolinea una seconda volta quanto sia una buona idea utilizzarli come ingredienti di piatti elaborati.

Solo per quanto riguarda succhi di frutta (anche al 100% da frutta) ed estratti si invita a ricordare che, essendo privati della fibra e della polpa, vanno considerati al pari degli zuccheri liberi e dunque limitati.

Limitati quanto? Gli zuccheri semplici non oltre il 15% delle calorie giornaliere, mentre la raccomandazione dell’OMS per gli zuccheri liberi è di non superrare il 10% dell’apporto energetico complessivo.

Il termine zuccheri liberi identifica tutti i monosaccaridi ed i disaccaridi aggiunti agli alimenti, oltre a quelli naturalmente presenti nel miele, negli sciroppi e nei succhi di frutta. Quindi: la confettura dolcificata con succo di mela concentrato, anche se in etichetta scrive 100% da frutta, è comunque stracolma di zuccheri liberi e può essere consumata serenamente, ma nelle moderate quantità che ci consentono di rimanere idealmente al di sotto del 10% di apporto energetico. La banana? La mela scubettata e mescolata ai fiocchi d’avena? No, questi sono alimenti integri per i quali non c’è alcuna limitazione, anzi.

Per questo mi metto le mani nei capelli quando l’esperto di turno su instagram scrive che un porridge fatto in casa con le mele può essere considerato esattamente come i biscotti confezionati, perchè contiene ugualmente calorie e zuccheri.

Ovviamente ci sono calorie e zuccheri, ma, innanzitutto, il potere saziante solitamente non è il medesimo e spesso ciò comporta che in realtà si assumano meno calorie; ed anche a parità di calorie avremmo comunque un diverso apporto in nutrienti, antiossidanti e fibre, una maggiore sazietà nel tempo, una migliore gestione della risposta insulinica (e in definitiva un diverso rischio relativo di sviluppo per varie patologie).

Questo significa che lo zucchero è veleno? Decisamente no e possiamo con tutta serenità godere appieno anche di alimenti zuccherati, come la buonissima torta vegan in fotografia, purchè sia presente occasionalmente o in quantità molto piccole sulla tavola! Gli zuccheri liberi aggiunti, questo sì, sono praticamente tutti uguali ed è inutile spendere più soldi per uno zucchero di cocco o sciroppo di riso. Sempre zuccheri aggiunti sono.

Da Biologa, per percorso di studio e passione, non posso non guardare sempre anche alla nostra evoluzione. Lo zucchero libero non è veleno, probabilmente nella nostra storia evolutiva ci siamo adattati al consumo di una certa quantità di zuccheri liberi, dal momento che il miele è utilizzato fin dagli albori della specie umana ed anche prima, in realtà. E’ possibile che la densità energetica del miele sia stata uno dei fattori che ha aiutato a sostenere (in aggiunta ad altro) le energivore necessità del nostro grande cervello in tempi in cui il problema qutidiano era trovare cibo a sufficienza. Un interessante lavoro su questo punto, qui. Addirittura una secie di uccello si è evoluta in mutualismo con la specie umana, imparando a guidare i cercatori di miele ai favi, dando prova di una ricerca del dolce che ci accompagna da sempre. E non solo guadagnando zuccheri, ma anche larve di api. Perchè se è vero che siamo onnivori (e scegliere di astenersi dall’uccisione di animali è una meravigliosa e sanissima scelta etica), è anche vero che la caccia grossa è sempre stata difficile (mi spiace, la paleodieta rimane fuffa, ne avevo scritto), mentre la raccolta di insetti, di tuberi, di cereali selvatici e di frutta fresca e secca, sono stati la nostra base. Ma la polemica sugli insetti la dedico ad un altro post!

Letture sulle erbe spontanee

Sulla scia del precedente post sui fermentati, ho deciso di fare una breve selezione di libri dedicandomi questa volta alle erbe spontanee commestibili.

La raccolta di erbe o frutti selvatici nella natura è un ponte prezioso di collegamento con il selvatico e le nostre origini.

Sano ed appagante sia dal punto di vista psicologico che nutritivo. E spirituale, qualunque significato diate a questa parola.

I miei prescelti dedicati al Riconoscimento delle piante (e non solo).
L’unico che conosco ad esplorare nel dettaglio gli aspetti nutrizionali.
Per imparare ad usare le selvatiche in cucina (e tantissimo altro).

È essenziale non mangiare nulla di cui non si sia più che certi, confrontandosi con esperti, forum, gruppi facebook se seguiti da professionisti.

Imparare a riconoscere poche, ma sicure piante attorno a noi è quanto basta per cominciare a sperimentare e meravigliarsi osservando ogni ecosistema vegetale con occhi nuovi.

Credo sia essenziale rifarsi agli insegnamenti dei nativi e ricordare che il raccolto deve essere rispettoso: sempre chiedere permesso (sì, non solo agli eventuali proprietari dei terreni, ma alle piante!), non raccogliere per nessun motivo specie tutelate, mai raccogliere più di metà, mai più di quanto serve. E ricambiare.

Pare forse poco intuitivo per noi figli della rivoluzione industriale, ma sono certa che riflettendo un attimo si trovino molti modi per mostrare gratitudine alle piante e ricambiare saggiamente 🌱🌾

Fermentazione: consigli di lettura

Fermentare è tecnica meravigliosa per conservare naturalmente gli alimenti, spesso renderli più nutrienti e digeribili e soprattutto creare sapori e gusto sorprendenti.

Ecologica ed economica.

Richiede però pazienza ed un minimo di sperimentazione. Mi è difficile dare “ricette” quando pubblico idee o spunti per fermentare perché le variabili sono molte e sarebbe troppo lungo per me offrire tutte le spiegazioni del caso alle singole persone, se non hanno almeno una conoscenza di base delle fermentazioni.

Ecco qui però i consigli di lettura 🙂

La “bibbia” dei fermentatori 😄, in italiano edito da Slowfood con il titolo “Il mondo della fermentazione”. Tantissime ricette, un ottimo punto di partenza.
La traduzione italiana manca di un capitolo (quello relativo alla fermentazione delle carni), per quanto mi riguarda va benissimo ugualmente, ma è giusto saperlo. Una bellissima carrellata di spunti e idee. Presentati tutti i vari tipi di fermentazione, chiaro e completo, ma non aspettatevi un classico libro di ricette. La fermentazione è soprattutto sperimentare!
Un compendio sulle tecniche tradizionali di fermentazione nel mondo: super interessante, ma solo in inglese (e poco utile per chi cerca le basi per cominciare a sperimentare).
Forse quello che potrebbe piacere di più a chi ama istruzioni precise, passo a passo.
Il mio preferito: unisce una buona spiegazione delle varie tecniche di fermentazione all’utilizzo di erbe spontanee (comunque sostituibili da prodotti coltivati). Foto magnifiche. L’autore è molto generoso e condivide moltissimo sul suo canale instagram! Solo in inglese però.

Sempre utile, unitamente alle letture, il confronto con altri appassionati/e e in italiano segnalo il gruppo Facebook “Wild fermentation Italia “.

Ci sono poi molti libri, che non segnalo qui, su argomenti specifici: la pasta madre, kombucha, formaggini vegetali. Ma sono appunto relativi a singoli temi e pertanto meno adatti per una infarinatura più completa.

Per pura curiosità segnalo invece un libro molto conosciuto che non mi è piaciuto particolarmente: “Noma, la guida alla fermentazione”. Da ristoratori l’approccio è preciso, ma proprio per questo trovo le ricette molto ripetitive e non amo per nulla il loro suggerimento ad utilizzare contenitori di plastica sottovuoto per le fermentazioni.

Vedere una tecnica tanto antica quanto ecologica diventate fonte di utilizzo di plastiche usa e getta è per me fonte di scoramento, lo ammetto.

Infine c’è internet, stracolmo di blog e ricette!

In francese, segnalo l’adorabile “Ni cru ni Cuit“, in inglese trovate quel che volete, in italiano, “Fermentalista” è sicuramente il sito che preferisco, tra quelli dedicati!

Il poco che ho pubblicato io lo trovate nella categoria “In fermento“!

Suggeritemi nei commenti cosa aggiungereste 🙂

Pesto di Stellaria media

La Stellaria media (detta centocchio) è una piccola pianta comune negli orti e nei giardini, dove il terreno è fertile e viene smosso.

Aiuta nel riconoscimento il suo tipico fiorellino bianco!
Buonissima in insalata, ma anche cotta. Si presta particolarmente a farne un delizioso pesto!
Ormai per noi è abitudine tritarla finemente con olio evo, aglio o erba cipollina, semi di zucca e sale e pepe q.b. Il pesto ottenuto si presta ovviamente a condire la pasta, ma anche ad arricchire piatti di legumi con verdure cotte (qui ceci con germogli di rovo, lassana, centocchio e pesto di centocchio aggiunto a crudo a fine cottura).

Dal punto di vista nutrizionale, la Stellaria ha un contenuto interessante di calcio (80 mg/100 g), ferro (8,4 mg/100 g), ma anche provitamina aA (1276 UI/100 g)e vitamina C (115 mg/100 g). Fonte: “Guide nutritionelle des plantes sauvages et cultivée”, François Couplan, ed. Delachaux et Niestlé.

Parmantier o sheperd pie?

Avete presente lo Shepherd’s pie? O la versione francese detta Hachis Parmentier? Che tra l’altro prende nome dall’agronomo e nutrizionista che convinse i francesi a consumare la patata?

Si tratta sostanzialmente di pasticci al forno, pensati per sfruttare gli avanzi, con una base di carne tritata e verdure miste coperte (o talvolta a strati) con purea di patate.

Dal momento che conosciamo però l’impatto ambientale del consumo di carni e che siamo consapevoli dell’importanza di limitarla moltissimo per mettere fine agli allevamenti intensivi con tutti i rischi sanitari che comportano (perchè lo sappiamo vero?) opteremo per una più salubre, economica e buonissima versione Vegetale!

Come componente verde ci sta benissimo la castalda o più correttamente Aegopodium podagraria, erba aromatica che ricorda vagamente il sedano (ma più delicata), molto comune, ma che è importante riconoscere bene prima di lanciarsi nella raccolta, poichè le umbrellifere possono essere facilmente confuse.

Erba castalda grossolanamente tritata e patate schiacciate con un poco di sale, pepe e latte di soia.
Cospargere uno strato di lenticchie cotte (cotte con brodo vegetale o funghi essiccati per insaporire, oltre ad alloro ed erbe). Spargere l’Aegopodium podagraria (o qualunque altra erba verde commestibile o spinaci).
Ricoprire con la purea di patate e cospargere con un filo di olio extra vergine di oliva se desiderate un po’ di gratinatura! Infornare con grill acceso fino a doratura desiderata.

Cronache dalla quarantena

Good morning from home!

La quarantena in campagna è indubbiamente molto più semplice che in appartamento! Possiamo mangiare fuori, prendere luce e benefico sole, i bambini hanno una valvola di sfogo importantissima!

E mai come in questo momento diventa evidente l’importanza di saper autoprodurre qualcosa e non necessitare di continui acquisti (sebbene naturalmente siano evidenti le cose di cui ancora non potrei fare a meno dall’esterno).

Dal pane fatto in casa, alla scelta di gestire il ciclo con coppetta mestruale e assorbenti lavabili, molte piccole scelte fatte in passato si stanno rivelando utili oltre che piacevoli ed ecologiche.

Il traffico su strada e aereo è diminuito visibilmente con effetti positivi pressoché immediati e questo dovrebbe dare davvero tanto da pensare!

Non è mia intenzione mancare di rispetto o minimizzare la situazione -tutt’altro, invito a seguire le raccomandazioni dei medici e non guru o esperti di facebook- ma ogni crisi può essere anche una opportunità.

Di imparare dagli errori innanzitutto. Di crescere, di cambiare rotta.

Questo periodo ancor più casalinga mi sta dando delle conferme e stimolando nuove riflessioni.

Avere cura del proprio stile di vita e della propria salute è importante per tutti: è rispetto per il proprio corpo, per l’ambiente (perchè una alimentazione sana è, di fatto, anche meno impattante sull’ambiente e riduce il rischio di zoonosi), per le persone a cui vogliamo bene. Ma non è una pillola magica. Non si può pensare di cominciare a mangiar bene e non doversi più preoccupare dei virus, da un giorno all’altro.

Pensate semplicemente a ciò che fa bene alla salute della vostra flora intestinale ed è ricco di sostanza anti infiammatorie: verdura e frutta, alimenti ricchi in fibra e amido resistente, come cereali INTEGRALI e legumi. Riducete o eliminati gli alimenti infiammatori: carni e insaccati, sale e zucchero, farine raffinate. Ma non è una formula magica e non è come mandar giù un farmaco.

Continuare a muoversi, a respirare bene, a trovare modi per scaricare lo stress (santa pratica autonoma dell’ashtanga yoga, pranayama).

E voi?

Parlando con il pesco…
Pranzo fuori
Fare il pieno di nutrienti!
La pratica autonoma yoga ❤ #distantimauniti

Unohana o okara saltato con verdure

Preparo il latte di soia circa una volta a settimana e la polpa filtrata che rimane si chiama okara e non va ovviamente sprecata!

Uno dei modi più semplici per utilizzarla è per un contorno tradizionale nella cucina giapponese chiamato unohana (al link un esempio di ricetta originale).

Io ho dovuto modificare leggermente la ricetta poichè non avevo alcuni ingredienti: i funghi shitake sono stati sostituiti da piede di capra (Albatrellus pes-caprae) surgelati (li amo, l’ho mai scritto?) e non avevo mirin, quindi ho fatto un semplice brodo vegetale con miso fatto in casa. Non avevo nemmeno la radice konjac e pertanto ci siamo limitati a cipolle e carote.

Avevo già fatto, in passato, semplici verdure saltate con okara, ma devo ammettere che seguire gli step della tradizione e l’abbinamento carote-funghi con brodo saporito, fanno davvero la differenza!

Come nota finale: in Oriente la soia è utilizzata in ogni sua forma e in ogni sua parte: sì fermentata, ma anche verde nel baccello, coagulata in tofu, come latte, come okara ed esiste in Giappone anche un nome (e tutta una serie di ricette dedicate) per la pellicina che si forma sul latte di soia portato a bollore, yuba

Pertanto la prossima volta che qualcuno/a vi dirà che di soia se ne mangiava pochissima e solo fermentata perchè fa male, saprete cosa rispondere!

SE vi interessa un buon riassunto sull’argomento, questo articolo sulla soia a cura SSNV è perfetto.

Autunno e funghi

E’ tornata l’ora solare, si avvicina Samhain e sembra che le calde e anomale temperature attuali stiano per cedere il passo ai rigori invernali.

Ringrazio questo autunno per essere fin qui stato ricco di funghi di ogni sorta e di erba nel prato per le pecore.

Dona un sacco di castagne e l’orto si è creduto in estate fino a poche settimane fa.

Abbiamo essiccato, conservato e ci accingiamo a osservare il cambio di stagione, con gratitudine.

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